Dell'Ippodromo di Istanbul non resta tantissimo, ma sicuramente abbastanza per comprendere quanto l'opera doveva essere maestosa e funzionale. La storia dell'Ippodromo comincia nel III secolo a.C., quando cominciarono i lavori per costruire l'opera, voluta da Septimus Severus. Sotto, l'immagine che mostra come l'Ippodromo doveva presentarsi agli occhi dei visitatori subito dopo essere stato ultimato, durante l'epoca di Costantino. Secondo le fonti storiche giunte a noi ben 100.000 operai furono impiegati per completare quest'opera grandiosa, tipica di ogni grande città romana. Istanbul inoltre, all'epoca si chiamava Costantinopoli ed era Capitale dell'Impero, in competizione con la bellezza dell'eterna Roma.
Nell'Ippodromo di Istanbul sono rimasti in piedi tre monumenti importanti, destinati ai tifosi che occupavano gli spalti ormai andati distrutti. I tifosi, che probabilmente non avevano nulla di diverso da quelli che oggi popolano gli stadi da calcio, si dividevano in due squadre, i blu e i verdi. Il tifo per la propria squadra aveva un che di sacro, esattamente com'è adesso, soprattutto in Italia. I tre monumenti sono: la colonna intrecciata, conosciuta dai turchi come Örme Sütun, l'Obelisco di Teodosio detto Dikiltas e la Colonna Serpentina, nota come Yilanli. Attorno ai monumenti vi era la pista. Le colonne venivano aggirate dai giocatori in groppa ai cavalli. Uno di questi si chiamava Porfirio, e la sua fama è giunta fino ai giorni nostri grazie al monumento a lui dedicato, custodito al Museo archeologico di Istanbul.
L'Obelisco di Teodosio è il monumento più imponente. L'obelisco fu trasportato a Istanbul dall'Egitto, ma fu smontato e rimontato solo in parte, dato che più della metà fu lasciata nel paese di provenienza per oggettive difficoltà logistiche. Il monumento fu trasportato in nave. Le iscrizioni in geroglifico che lo adornano sono rimaste un mistero per secoli: anticamente si credeva avessero il potere di annullare le forze maligne provenienti dall'oscurità. Finché, nel '700 non furono finalmente tradotte, e si scoprì che il testo era puramente informativo. Fu così possibile datare l'opera: 1.500 a.C, quando al trono d'Egitto sedeva il Faraone Tutmosi II.
Più avanti troviamo la colonna intrecciata, che fu fatta costruire da Costantino VII già nel 994, al ridosso del nuovo millennio.
La colonna serpentina invece fu realizzata fondendo armi e oggetti in metallo provenienti dal bottino della guerra contro i Persiani, sconfitti nel V secolo. Un tempo sulla cima del monumento veniva accesso un fuoco perpetuo. Una delle teste dei serpenti si trova all'interno del Museo, mentre l'altra è andata perduta.
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