Quando sei stato per la prima volta a Istanbul?
Agosto 2003: i primi tre giorni di una vacanza, insieme ad
amici, durante la quale viaggiai in auto da Istanbul ad Antalya, passando per
il Mar Nero, Ankara, Urgup e Goreme, Konya, Pamukkale, Kusadasi, Fethiye. Il
Gran Classico del vacanziere che arriva in Turchia e vuol vedere di tutto un
po’. Il destino voleva che, durante questa vacanza, incontrassi una bella
ragazza turca di Istanbul che poi ho sposato. E così, con lei, sono tornato ogni
anno almeno un paio di volte ad Istanbul, assaporando così l’atmosfera
quotidiana e popolare di questa città.
La prima impressione, rafforzata proprio con il tempo, è
stata quella di una megalopoli ammaliante, sorprendente e scioccante per i suoi
intrinseci contrasti.
Una notte, tornando in auto da Uskudar verso Tepebasi, ho
attraversato la zona di Levant, illuminata a giorno, le vetrate splendenti dei
suoi grattacieli, le aiuole curatissime e i marciapiedi pulitissimi che
rilucevano di bianco; dopo circa 5 minuti mi sono trovato a Tarlabasi, in un
buio labirinto di strade strette, i panni stesi sui fili tesi tra le facciate
dei palazzi, l’immondizia sparsa sui marciapiedi e qualche rigagnolo d’acqua
che zigzagava in giù tra i sampietrini delle vie.
Così come per gli scorci ed il panorama che puoi vedere: dai
punti più alti di Beyoglu rimani incantato e letteralmente senza respiro di
fronte al tramonto rosso che cala dietro il profilo della vecchia
Costantinopoli; poi, girando lo sguardo, vedi quartieri i cui palazzi sembra si
appoggino l’uno all’altro, come se si sorreggessero abbracciati, ricoperti da
centinaia e centinaia di antenne paraboliche bianche.
E via dicendo con la gente: di notte, fuori da ristoranti e
discoteche “chic”, puoi vedere gente vestita con abiti griffati scendere da
auto lussuose e, allo stesso tempo, bambini, da soli e vestiti alla meno peggio,
vendere pacchetti di fazzoletti di carta, mendicanti chiedere l’elemosina,
musicisti di strada che, seduti a terra, fondono istintivamente suoni di
chitarra, saz, ud e voci cantilenanti.
Come mai hai deciso di vivere a Istanbul?
Dopo 10 anni in Italia, mia moglie desiderava ritornare ad
Istanbul, nella sua città; io volevo cambiare lavoro e così, siamo riusciti a
trasformare un desiderio in opportunità. Lei ha trovato lavoro sfruttando la
conoscenza della lingua e della cultura italiana ed io ho potuto rivendere la
mia esperienza professionale come progettista.
Che rapporto hai con la lingua turca?
Per il momento è un rapporto di sfida; devo assolutamente
imparare bene questa lingua che, per ora, conosco poco, praticamente niente…Occorre
che mi metta giù a testa bassa, frequentare tutti i giorni una scuola e fare
tanti esercizi. Insomma: si ritorna a scuola, ce la farò!
Cosa ti mancherà dell'Italia?
I miei tre migliori amici, quelli a cui voglio bene e con
cui mi basta stare insieme una serata per divertirmi.
Cos'è che invece funziona meglio qui a Istanbul?
I rapporti con le persone. Ho notato una maggior schiettezza
ed una facilità d’approccio con chiunque. Mi sembra che non si badi tanto alla
forma, all'etichetta, quanto alla sostanza. Qui la gente non ha pregiudizi.
Visto il legame sentimentale che ti lega a questa cultura,
ti chiedo: nelle relazioni uomo-donna che differenze ci sono tra Turchia e
Italia?
Io, personalmente, non ho trovato differenze, quanto meno
tra le persone che frequento. Non ho mai provato la sensazione di dover
cambiare modo di comportarmi in Turchia, così come mia moglie in Italia. Tra i
nostri amici, italiani e turchi, non ci sono differenze nelle reciproche
relazioni tra uomo e donna.
Evidenzierei che, mentre io non ho subito pregiudizi in
Turchia tra gli amici ed i familiari di mia moglie, lei sicuramente si,
specialmente nei primi anni. Poi con il tempo, per fortuna, tutto è passato
anche se purtroppo questo ti lascia qualche segno…Non è piacevole, ai primi
incontri, sentirsi osservata, giudicata, in quanto straniera, per di più
“musulmana”, che chissà se si vorrà
sposare in chiesa, se accetterà di battezzare i futuri nipoti e cavolate
del genere. Un giorno una mia collega, donna e giovane, venuta a sapere che ero
fidanzato con una turca mi chiese, già sbigottita, preoccupata e pronta a
ricamarci sopra, se lei indossasse il burka (!!!). Io le risposi sarcasticamente
“apprezzo che tu sia così preoccupata per me, comunque no, non lo indossa”.
Quindi le consigliai di andare in vacanza in Turchia così avrebbe potuto vedere
donne coperte di nero fino alle caviglie, per la sua soddisfazione, e ragazze
in minigonna e top, per la sua delusione…
E nella cultura del cibo?
Io dico sempre che seppur i piatti siano diversi, il gusto
ed i sapori sono quelli comuni del Mediterraneo.
Te la sentiresti di confermare l'affermazione di alcuni,
ovvero che la cucina turca fa ingrassare?
No, perché puoi mangiare tanto pesce azzurro fresco (sgombri
e spigole su tutti), riso, fagioli e verdura.
Poi è pur vero che le città turche sono una tentazione vera
e propria con i loro ristoranti ad ogni angolo delle strade, con i loro cibi
esposti nelle vetrine ed i profumi che ti vengono a prendere mentre cammini in
strada. Io comunque non mi sono ingrassato…e mi piace mangiare!
Cosa consiglieresti a chi ha solo un pomeriggio da spendere
ad Istanbul e vorrebbe cogliere il suo fascino in così poco tempo?
Raggiungere il porto di Karakoy o Eminonu, prendere il
traghetto, attraversare il Bosforo e scendere a Kadikoy. Durante il tragitto
prendere al bar del traghetto un simit ed un bicchiere di te, gustarselo seduto
accanto alle grandi vetrate della sala passeggeri, osservando il Bosforo, le
piccole barche dei pescatori, le petroliere, le enormi navi cargo che vengono
dal Mar Nero e prendono il Mar di Marmara, osservare la bellissima stazione di
Haydarpasa e, una volta arrivati a Kadikoy, voltarsi indietro per ammirare i
tetti, le torri e i minareti della città vecchia di Istanbul.
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